giovedì 31 dicembre 2009

LEGGETE LEGGETE TUTTI E DIFFONDETE

Si lo so siamo tutti presi dalle mega mangiate che stasera ci faremo... e bla bla, ma questo articolo che ho copiato dal blog del SIGNOR P, ( la cruna dell'ago bellissimo blog che ha troppa poca visibilità) merita, perchè se cè una cosa che non mi fa dormire bene la notte è l'indifferenza verso il prossimo, scrivo questo post il 31 DICEMRE apposta, perchè mi piacerebbe non dover più ne leggere ne scrivere post così nell'anno che viene:

mercoledì 30 dicembre 2009
Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza
Caro direttore, è domenica 27dicembre. Eurostar Bari- Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.
Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. E' salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni. Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: «No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap». Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi, Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete «handicap, handicap». I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato. La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no. Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione. Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia deposizione, il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. «Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?» chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: «C'è l'assistenza». «Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service» ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. «E lo sa perché?» ho concluso. «Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...». Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testae tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap. La risposta del capotreno è pronta: «Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!». E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: «Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare». Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, per senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante. Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno. Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. «Perché mi hai offesa». «Ti ho forse detto parolacce?Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?» le domando sempre più incredulo. Risposta: «Mi hai detto che sono maleducata». Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno. Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (. . .). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.
L'autore è scrittore ed editore

Shulim Vogelmann, La Repubblica, 30 dicembre 2009

19 commenti:

Rosa ha detto...

Sono d'accordo con te Calendula.
La disumanità ha vinto anche quest'anno.
Augurandoci che la ragione prevalga sulla stupidità, che la cattiveria venga soppiantata da buoni sentimenti, affinchè possiamo dire finalmente: Questo si che è un anno da festeggiare.

Ti auguro con tutto il cuore,Buon Anno

Rosa

Gio ha detto...

Conosco la vicenda: sono anche sorpreso che nessuno abbia fatto una 'colletta' per il giovine.

Auguri :-)

Gio

lasettimaonda ha detto...

E poi ancora ci chiediamo come, nella germania nazista, abbiano potuto sterminare 6 milioni di Ebrei senza che nessuno battesse ciglio e come abbia fatto Stalin con i suoi gulag a far secche 40 milioni di anime.
Anche a me è capitato di litigare furiosamente in ospedale per difendere una ragazza che non ruisciva a reggersi in piedi a causa della mia stessa patologia, da un'infermiera arrogante e malducata, che le impediva di star seduta in corridoio,vicino all'abulatorio dove di li a poco l'avrebbero chiamata, perchè, a dir suo, era d'impiccio.
L'ho aggredita verbalmente, minacciata di andare dal direttore sanitario della struttura ed ho pure mentito spudoratamente, dicendo che l'avrei fatta "saltare" come un birillo, perchè avevo conoscenze altolocate, il chè in parte era pure vero!!
Finchè è arrivata la caposala, che vista la mia risolutezza, ha consigliato alla stupida di lvare i tacchi, per il suo bene e mi ha pure fatto le su scuse!!
Non ti dio la sodisfazione di guardare negli occhi quella ragazza......
Da allora non ho mai più taciuto, grido le mie ragioni a tutta voce, mi incazzo e batto i pugni sul tavolo, rispondo a tono anche a chi si crede importante o lo è.
Talvolta ottengo, anzi molto spesso.
Quello che vorrei è che tutti i disabili trovassero un pò più di forza in sè stessi per farsi valere, senza essere in stato d'inferiorità per il proprio handicap....anzi....siccome ho un handicap, esigo più rispetto, aiuto e considerazione e se non me lo dai, mi ribello.
E voi, normodotati, non abbiate paura di esporvi, io non l'ho mai avuta, nè quando camminavo su un tacco 12 e m'incazzavo dall'alto del mio metro e ottantacinque, nè ora, che su 4 ruote m'incazzo dal basso del mio metro e quaranta!
Questo vorrei!
Buon anno!Syl

Chantilly ha detto...

sarebbe così bello se insieme al vecchio anno fossero andati via anche la cattiveria l'ignoranza e tutte quelle cose oride che fanno del mondo un posto non sempre degno di rispetto.
faccio tanti auguri a te e a tutte le persone che some te riescono ancora a provare emozioni davanti alla vita.

Milo ha detto...

Ancora una volta mi trovo d'accordo con lasettimaonda! Bisogna fare la voce grossa e vedi che tipi del genere si calmano subito.
Il problema del ragazzo è che non poteva! L'handicap, da quanto esposto da Shulim Vogelmann, in questo caso comprendeva anche la sfera del linguaggio.
E qui si è ancora più soli, e se circondati da belve si finisce per soccombere.
Lo stesso Shulim, l'unica persona intervenuta umanamente a favore del ragazzo, non ha avuto la protervia verbale giusta e necessaria in questo caso.
La vicenda lascia un amaro in bocca insopportabile.
Dice bene Gio: e nessuno a fare una colletta! I 50 euro non erano nemmeno dovuti alle FS, vista la situazione, ma sarebbero stati, se raccolti nel vagone, un bello schiaffo in faccia alla disumanità dei due burocrati.
Diffonderò il resoconto della storia sul mio blog.
Grazie Calendula!

Auguri di una umanità migliore per il futuro!

riri ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Colei che... ha detto...

ciao Cale, avevo letto di questa storia sui giornali on line. Il senso di disgusto e' atroce, davanti all'umiliazione dovuta subira da questo ragazzo... Il controllore che non ha voluto dare le sue generalita' e' un chiaro esmpio di come certe persone che volgiono far valere la loro autorita' poi non abbiano il coraggio di prendersi la responsabilita' delle loro azioni. Mi chiedo: se l'autore dell'articolo avesse detto chiaramente di essere un giornalista, se avesse detto che avrebbe sbattuto la storia il prima pagina, le cose sarebbe continuate nello stesso modo?

Un augorone per un buon anno!

riri ha detto...

Ciao Cal.anch'io ho seguito questa atroce e spiacevole storia, concordo con i tuoi lettori..bisognerebbe avere più coraggio..Il giornalista è stato prudente per far sì che la storia diventasse di dominio pubblico....


Buon inizio anno..speriamo migliore per tutti...

Tyreal ha detto...

Scusate se mi permetto, ma sentoendo una persona che è stata testimone dell'accaduto non mi risulta proprio che sia andata così... Uno dei due controllori ha anzi pagato di sua tasca il biglietto al ragazzo, che peraltro non è sceso dal treno. Ovviamente c'è stata anche la smentita sul sito del giornale, ma a questa non è stata data nessuna eco:
http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/ragazzo-braccia/fs-scuse/fs-scuse.html
Complimenti ancora una volta alla professionalità dei nostri giornalastri.

Pupottina ha detto...

buon 2010 anche se in ritardo!

^_____________^

Unknown ha detto...

non l'avevo letta... resto sbigottito di fronte all'arroganza di chi è capace di fare la voce grossa soltanto con chi non si sa difendere... resto sbalordito di fronte a rappresentanti delle forze dell'ordine che non sono capaci di maneggiare con saggezza le leggi e capire da quale parte stare... resto stordito di fronte allo spaventato (?) immobilismo della massa... tutto molto triste

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Mi spiace ma io le parentesi non riesco a metterle

E' tutta gentaglia e mi censuro così.

Scandaloso! Soprattutto la polizia ferroviaria poi. Sembra davvero di iniziare ad entrare in un regime nazista.

D'altronde spesso in certi settori della polizia troviamo feccia. Quanto alla signorina era tenuta a dare il suo nome date le sue funzioni o quantomeno un numero di riconoscimento perché su quel treno poteva non essere l'unica.

Io penso che non avrei proprio tirato fuori nessun documento se non avessi prima visto quello della signorina e di quei simpatici poliziotti di m...

Scusa il commento un po' "vivace" ma sono davvero furioso e seriamente indignato.

Quanto al resto dello scomparto ( a parte l'eccezione peraltro poi tesa solo ad impedire maggiori guai al blogger e non certo intervenuta prima per aiutare il ragazzo disabile) si può dire solo che forse ci si inizia a spiegare meglio il perché di certi risultati elettorali....

Auguri Calendula e scusa ancora questo commento così deciso.
Daniele il Rockpoeta

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

PS: ho fatto anch'io il post citandoti e linkando sia il tuo blog che il post ed il blog del Signor P.

Grazie per aver non solo divulgato questa notizia ma anche segnalato un blog davvero valido

A presto
Daniele

iris ha detto...

che tristezza...
in che mondo viviamo?
a me ha fatto sempre paura il "mi hanno ordinato di farlo, sono le regole"...

inchiostrovivo ha detto...

contenta di vedere che anche tu hai ripreso la storia del ragazzo senza braccia. Una vergogna per le nostre ferrovie. Quanto mi sta antipatica la "controllora" senza cuore. Non puoi capire....
Grazie per il passaggio sul mio blog
A presto e buon anno!!!!!!
:-)

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Un vero schifo.
Non ho parole.

riri ha detto...

Ciao Cal. ti auguro un'ottima giornata:-)..finalmente sono finite le feste!!

giardigno65 ha detto...

terribile ! ho letto sul repubblica ...

Natalie ha detto...

Non ci posso credere... davvero non ci posso credere... Mi è venuta la nausea al solo immaginare di quei controllori, polizziotti e passeggeri indifferenti! Sazi, protetti, sani, ed eternamente insoddisfatti e vigliacchi! Mondo, dove vai?!